1904"1904" secondo tradizione

Aperitivo

Cura del corpo... e dell'amicizia!

Vinum hippocraticum, lo prescriveva il greco Ippocrate, medico del V sec. aC., ai pazienti inappetenti. Un medicinale a base di vino bianco e dolce, in cui erano macerati fiori di dittamo, assenzio e ruta.
I romani lo chiamarono vinum absinthiatum (con assenzio) e per migliorarne il sapore, decisamente amaro, aggiunsero rosmarino e salvia. Dal Medioevo in poi la farmacologia erboristica sancì definitivamente la funzione stimolante del senso della fame delle sostanze amare.

  • Mojto
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    Ghiacciato con menta
  • Negroni
      negroni
    Decisamente Campari
  • Bellini
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    Avvolgente e morbido
  • Spritz
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    Allegro e fruttato
  • Americano
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    Tutto italiano dedicato a Carnera
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     americano
    Omaggio a Gershwin

Le scoperte geografiche e l’infittirsi dei commerci con l’Oriente fecero conoscere all'Europa nuove e costosissime spezie perfette per aromatizzare al meglio il “vino aperitivo”: noce moscata, chiodi di garofano, cannella, rabarbaro, china, mirra, pepe, ecc..
L’aperitivo come abitudine alimentare e non come cura, nacque a Torino nel 1796 in una piccola bottega di liquori e vini gestita dal signor Antonio Benedetto Carpano il quale ebbe la geniale idea di vendere, in un’elegante bottiglia da litro, un vino aromatizzato con china che battezzò vermouth, dal tedesco wermut, assenzio.
Molti anni dopo ne venne donata una cassetta a Vittorio Emanuele II il quale disse di apprezzarlo per quel punt e mes (in torinese “punto e mezzo”) di amaro che aveva in più rispetto ai suoi simili; così il Vermouth con China Carpano (immediatamente ribattezzato Punt e Mes) divenne l’aperitivo ufficiale di Corte.
La Casa Reale apprezzava tanto la bevanda alcolica che concesse l’autorizzazione a usare la formula “Bianco Gancia, vermouth dell’Aristocrazia e della Regalità”. Anche un messaggero dell’indipendenza e dell’unità come Giuseppe Garibaldi, da cui l’aperitivo “Garibaldi” di Gancia, venne utilizzato come veicolo di propaganda dall’azienda piemontese.
Il successo fu enorme; Cavour, Verdi e Giacosa ne andavano pazzi e la bottega Carpano, dal 1840 al 1844, per soddisfare le richieste fu costretta a rimanere aperta ventiquattr’ore su ventiquattro.
Invece nel 1815, il signor Ramazzotti di Milano creò per primo un aperitivo a base non vinosa, ponendo in infusione nell’alcol ben 33 fra erbe e radici provenienti da tutto il mondo: china sudamericana, rabarbaro cinese, arancia amara di Curaçao, arancia dolce di Sicilia, genziana della Val d’Aosta ecc.
Tutte cose naturali e sane perché (chi lo ricorda?) “Un Ramazzotti che fa che fa che fa? Fa sempre bene!
In seguito a questi successi, a Pessione (To), il produttore di vini Martini, entrato in società col commendator Rossi, mise in commercio un altro tipo di aperitivo di sua invenzione: moscato di Canelli in cui erano stati macerati melissa, sandalo, cannella, artemisia, violette, china, cardo, rose e origano.
Piaceva soprattutto alle signore, il Martini Bianco, perché dolce; quindi, per accontentare anche i rudi palati maschili, Martini e Rossi sostituirono il moscato con vini molto secchi, dando vita così al Martini Dry.
Per non essere da meno, nel 1862 il signor Gaspare Campari, proprietario di un noto caffè, lanciò alla grande un nuovo aperitivo amaro e – per distinguerlo dal vermouth – lo chiamò con un altro nome d’origine germanica: Bitter (amaro) all’Uso d’Hollanda.
Ai tempi l’aperitivo non era ancora ricco e variegato come oggi, bensì legato all’abitudine di frequentare i “caffè”, luoghi di ritrovo e di cultura dove chiacchiere e discussioni si accompagnano ad intermezzi alcolici e stuzzichini.
L'aperitivo oggi spesso sostituisce la pausa pranzo con bar che gareggiano per abbondanza e varietà sino al cosiddetto aperitivo rinforzato che introduce assaggi di pietanze calde forse snaturando un po' la funzione originaria di predisporre al pranzo.

Fonte: Mitì Vigliero, Storia dell’Aperitivo, Blog www.placidasignora.com :: [vai all'articolo]

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